Susanna Lena, archeologa di Trieste, ha fondato nel 2000 il Centro Culturale Egittologico Claudia Dolzani e ci racconterà la sua esperienza diretta. Tra i molti temi che ci ha proposto abbiamo scelto gli orti e i giardini ai quali siamo legati per i nostri studi di agraria e la nostra attività.
“Siamo abituati a considerare gli egiziani come un popolo il cui pensiero era rivolto più alla morte che alla vita terrena. Nulla di più sbagliato; gli egiziani amavano la vita, la musica, la danza ad anche amavano i giardini con i laghetti circondati da papiri, in cui nuotavano pesci, le aiuole fiorite, gli orti, gli alberi colmi di frutti. Consideravano questi spazi luoghi di riposo, dei ripari che li separavano dall’ambiente circostante, il deserto, luogo inospitale, privo di vita e incontrollabile….
Per nostra fortuna, apprezzavano talmente tanto questo ambiente che molto spesso decoravano l’interno delle loro ricche tombe con motivi vegetali, quindi sulla base di queste rappresentazioni e nonostante l’arte egiziana sia molto schematica siamo in grado di ricostruire il giardino nella sua forma, le specie botaniche che lo decorava, i metodi di irrigazione, gli strumenti che usavano i contadini. Sempre sulle pareti delle tombe troviamo raffigurazioni di scene di mietitura, del lavoro nei campi e di raccolta del miele. Tra l’altro gli egiziani, oltre alla birra, apprezzavano anche il vino ed ecco allora raffigurazioni di scene di vendemmia, con l’uva che viene colta da opulenti pergolati, pigiata e raccolta nelle giare, accuratamente etichettate.
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